L’alta valle dell’Esaro
L’alta valle del fiume Esaro è caratterizzata da un ambiente naturale ricco di balze rocciose e scoscesi dirupi che incorniciano una profonda incisione valliva entro cui scorre il corso d’acqua, con una portata idrica media di 11,50 metri cubi al secondo. Per circa due chilometri il paesaggio è dominato, sulle opposte sponde, dalle propaggini montuose del cosiddetto “Cuppone” (1093 metri s.l.m.), a Nord, e della Serra Cannicella (989 metri s.l.m.), a Sud. Più ad occidente il Passo dello Scalone (740 metri s.l.m.) agevola il passaggio verso il litorale tirrenico, raggiungibile seguendo la Strada Statale 105 verso Belvedere Marittimo. Nei pressi del Passo dello Scalone si originano le più importanti sorgenti dell’Esaro, proprio laddove l’ossatura calcareo-dolomitica dei Monti dell’Orsomarso cede il passo, a Sud, alla Catena Costiera, caratterizzata da rocce cristallino-scistose. Sebbene prossimo al Tirreno, l’Esaro sfocia sul versante ionico calabrese: le sue acque, riversandosi nel maggiore fiume Coscile, e dopo un’ulteriore confluenza del Coscile nel Crati, si immettono infine nel golfo di Sibari. In questa valle di pregevole valenza naturalistica è ubicata Grotta della Monaca, un sito sotterraneo di straordinaria importanza speleo-archeologica e archeo-mineraria. A poca distanza da essa si apre una cavità minore, Grotta del Tesauro, anch’essa d’interesse archeologico.
Grotta del Tesauro
Grotta del Tesauro è situata sull’opposto versante della valle in cui si apre Grotta della Monaca, ma con un imbocco posto ad un’altitudine inferiore (500 metri s.l.m.). Non sappiamo con precisione a cosa sia da ricondurre il suo nome, attestato comunque da fonti scritte sin dalla metà dell’Ottocento. La grotta, lunga 60 metri, si sviluppa con andamento orizzontale in costante salita. I suoi ambienti sono ricchissimi di idrossidi di ferro (goethite e lepidocrocite), che fuoriescono da ogni frattura rocciosa come scuri ammassi ferruginosi. Compaiono anche mineralizzazioni di rame (malachite), ma in quantità assolutamente trascurabili. Ricerche speleo-archeologiche avviate nel 2011, tuttora in corso, hanno scoperto anche in questa cavità testimonianze riferibili ad antiche frequentazioni umane. La prima e più antica si colloca in età eneolitica (circa 5.500 anni fa); segue una fase di età ellenistico-romana; quindi una di epoca post-medievale. A quest’ultima fase, e in particolar modo alle sue intense attività estrattive, si devono la forma e l’aspetto generale cui è pervenuta la cavità fino ai nostri giorni. Tali attività, aggredendo in modo massiccio i copiosi filoni di minerali ferrosi, hanno modificato la spazialità interna creando artificialmente cunicoli e camere, come testimoniano centinaia di impronte di scavo lasciate sulle pareti da picconi metallici.